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Mini Mochi, piccola e colorata

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Il gomitolo di Mini Mochi

Il gomitolo di Mini Mochi

Mini Mochi di Crystal Palace Yarns è uno dei filati più popolari sul web, amatissima per la sua colorazione striata, sfumata, con combinazioni di tinte assolutamente ben assortite e divertenti. Insomma, la classica lana “facile da lavorare”, in cui il gioco dei colori permette lavorazioni anche semplicissime come la maglia rasata senza che il capo diventi noioso ma non nasconde lavorazioni più ricche. Mini Mochi uno stoppino prodotto dalla combinazione di lana merino al 75% e fibra sintetica al 25%. In questo caso il sintetico è stato aggiunto non per rimpolpare il filato con un materiale più economico ma per dare tenuta e compattezza a un filato che in pura lana sarebbe stato troppo delicato e privo di resistenza, prono a spezzarsi o sfilacciarsi.

Il campione lavorato con ferri 2,75

Il campione lavorato con ferri 2,75

Lavorata con ferri da 2,75 Mini Mochi ha una tensione di 25 maglie per 10 cm a maglia rasata, ma la struttura a stoppino con una leggerissima fiammatura rende Mini Mochi adattabile a tensioni molto diverse, circa da 22 a 28 m per 10 cm. La scarsa elasticità dello stoppino non fa rendere al meglio questo filato sulle coste e le trecce, ma nel traforato la buona definizione delle maglie la rende adatta a capi a pizzo di moderata complessità. Al lavaggio, Mini Mochi sviluppa una peluria vellutata, appena accennata, che ne magnifica la morbidezza senza oscurare la lavorazione. Purtroppo, questa peluria è anche fonte di una certa tendenza a infeltrire e a creare pallini che la rendono inadatta alla lavorazione di accessori o capi soggetti a forte usura come le calze. Se volete usare Mini Mochi per un paio di calze, quindi, assicuratevi che si tratti di calze destinate a un uso leggero e non a essere indossate per tutto il giorno nelle scarpe.

La fascetta di Mini Mochi

La fascetta di Mini Mochi (clicca per ingrandire)

Complessivamente Mini Mochi è un buon filato, lo dimostra la sua popolarità, e flessibile quanto basta a renderlo adatto a molte lavorazioni. Purtrippo ha un prezzo che è piuttosto importante (attorno agli 8 euro a gomitolo) e forse un po’ altino rispetto alle caratteristiche del filato. Resta comunque una buona alternativa ai filati gradient Noro per chi preferisce filati più morbidi.

 Ringraziamo Unfilodi che ci ha donato il filato presentato in questa recensione.

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Crea il tuo maglione islandese

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Lopapeysa

Lopapeysa

Un maglione islandese: chi non ne vorrebbe uno? Ma poi spulciamo i pattern e no, nessuna di quelle greche ci convince, i colori non ci piacciono, ma nemmeno i disegni. Ma abbiamo la soluzione per voi! Passando da un maglione all’altro su Ravelry, abbiamo scovato un sito a dir poco magnifico!

Knittingpattern.is vi permette di progettare, dall’inizio alla fine, un maglione islandese con i colori e il disegno che volete voi, usando i colori originali della Lopi di Ístex. Non solo avrete la possibilità di vederlo in 3D, ma anche di poter avere, in base al vostro campione, i punti da avviare e le diminuzioni da fare, perfettamente adattate alla vostra taglia. Una risorsa veramente utile, e importante per portare avanti una tradizione che sarà sempre più difficile trasmettere oralmente, ma che grazie a internet sopravviverà!

Creazione di un maglione islandese

Creazione di un maglione islandese

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Uncinetto facile? Il kit fatto in casa!

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beginner_kit_uncinetto

Qualche tempo fa abbiamo fatto i conti di quanto costa un kit per chi vuole imparare a fare la maglia, rispetto al costo di una pubblicazione a fascicoli. Vediamo ora quanto ci costa l’equivalente per l’uncinetto.

  • Per i punti base, niente di meglio dei videotutorial online di Drops Design: (costo zero), da integrare con videotutorial su Youtube per approfondire la conoscenza dei vari punti.
  • I video possono essere integrati con Uncinetto: 300 trucchi e consigli del mestiere, di Jan Eaton (ed. Il Castello), 18 euro. Per le appassionate di piastrelle, il manuale può essere integrato con 500 moduli all’uncinetto, di Hannah Elgi e Kath Webber (ed. Il Castello), a 10 euro: il manuale include spiegazioni scritte e schemi, permettendo alle principianti di familiarizzarsi da subito coi simboli grafici dei vari punti e di imparare a leggere schemi più e meno semplici.
  • Passiamo ora agli strumenti del mestiere. Di mio, consiglio di iniziare con degli uncinetti in alluminio: costano poco, la punta è stondata, quindi il filato difficilmente viene spaccato, sono piuttosto leggeri e sono allo stesso tempo tradizionali (chi non ne ha visto uno nelle mani delle varie nonne?) e giocosi, perché colorati. Putroppo è difficile trovarne in Italia, se non nei vari mercati, ne consiglio quindi l’acquisto su eBay; di solito costano circa 1,50 euro cadauno e sono venduti in kit. Fate solo attenzione a selezionare un rivenditore che si trovi in Italia o nell’Unione Europea, per non incorrere in dazi doganali. Mi sento di consigliare questo venditore, per esperienza personale. Diciamo che 20 euro un kit da 12 uncinetti è un prezzo medio. Eventualmente, se preferite non comprare un kit intero, prendete solo le misure del 3, 4, 5 e 6 mm in alluminio e altre misure in legno o bamboo, in modo da sperimentare con diversi materiali e con uncinetti di diverso tipo (gli uncinetti in legno e bamboo di solito sono ricavati da un bastoncino, quindi sono inline, ossia la testa è allineata con l’asta, mentre gli uncinetti di alluminio hanno la testa bulbosa, che sporge rispetto al corpo dello strumento).
  • Servirà poi del filato che dovrà avere delle caratteristiche ben precise: non essere peloso, perché il lavoro verrà disfatto in continuazione e i filati come l’alpaca o, vivaddio, il mohair, sono più difficili da disfare. Anche la lana bouclé è da evitare, dato che è difficile da disfare e anche da lavorare. Evitate inoltre gli stoppini e i fiammati dato che, anche in questo caso, sono difficili da disfare e i punti, nei fiammati, sono poco visibili. Servirà un filato che non si separi e a tinta unita, in un colore chiaro, che permetta di vedere bene i punti. Sarà bene acquistare un gomitolo di lana (non una matassa, che potrebbe scoraggiare la principiante, soprattutto qualora si ingarbugliasse), e un gomitolo di cotone mercerizzato dell’8 (si lavora con l’uncinetto da 3 mm); se ne trovano nelle mercerie più fornite e anche nei negozi di filati più piccoli, non è necessario cercarlo per mari e monti o ordinarlo online. Costa circa 3 € al gomitolo da 50 grammi. Il cotone mercerizzato è indubiamente più rigido, inelastico e meno piacevole da lavorare, all’inizio, ma permette di vedere molto bene i punti e comprenderne la struttura. Per quanto riguarda la lana, basterà una onesta lana ritorta, come ad esempio la Cablè Suisse di Mafil (3,30 €, 50 grammi) o la Cascade 220 (5,80 €, 100 grammi).
  • Dato che spesso le principianti hanno anche la mano stretta e il cotone mercerizzato non è elastico e tende a segare la pelle, aggiungerei al kit una confezione di cerotti da avvolgere preventivamente attorno all’indice sinistro, sul quale il filo scorre. Una confezione cerotti più costare tra 1 e 5 euro.
  • I modelli, gratuiti, in italiano o in inglese, potranno essere scaricati da Ravelry. Meglio scaricare modelli gratuiti di designer professionali o, in alternativa, controllare sempre se, tra i progetti di chi ha eseguito quel modello, non siano segnalati degli errori. Spesso una principiante si sente incapace nel non capire un modello che, in realtà, è scritto male o sbagliato.

Costo totale di un kit fai-da-te per principianti: da 37,10 a 65,10 €.

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Malabrigo Chunky: potevamo fare di meglio

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Foto di Malabrigo Chunky, da Unfilodi...

Foto di Malabrigo Chunky, da Unfilodi…

Malabrigo si presenta come una piccola azienda a gestione familiare dell’Uruguay. In collaborazione con una coperativa di donne uruguaiane, produce e distrubuisce i filati tinti a mano, in calderone, per i quali è diventata famosa. Le combinazioni di colori di Malabrigo sono, infatti, uno dei motivi principali del successo dell’azienda. Piccolo aneddoto: financo mio padre, che ha sempre guardato con occhio critico i miei sferruzzamenti, davanti alla matassa di Malabrigo in mio possesso ha mostrato un improvviso e inaspettato interesse (motivo per cui la matassa diventerà a breve un cappellino da uomo).
Malabrigo Chunky, nel colore Autumn Forest, presenta dei cambi di colore graduali, corti, nella gamma dei verdi, dei marroni e dei bruciati, molto rilassanti e, come abbiamo detto, tipicamente maschili.
Il filato è ritorto a S, è composto da 3 trefoli ritorti a Z, è quindi ben bilanciato e non si torce su se stesso nè si apre durante la lavorazione (a meno di non usare un uncinetto estremamente appuntito, come ad esempio quelli in legno Drops, adatti ad altri tipi di filati). Elastico e pieno, sottoposto a frizione presenta tuttavia una tendenza a fare i pallini.

Campione di Malabrigo Chunky all'uncinetto e al punto tunisino

Campione di Malabrigo Chunky all’uncinetto e al punto tunisino

Il filato è stato evidentemente pensato per dare buoni risultati con la lavorazione a maglia; a riprova anche il fatto che, come tutti i filati con un cambio di colore molto breve, non dà risultati particolarmente gradevoli all’occhio quando lavorato all’uncinetto. Abbiamo tuttavia voluto metterlo alla prova: con la maglia alta i punti restano troppo separati e i colori risultano confusi e sgradevoli, a maglia bassa l’aspetto è nettamente migliore ma, come spesso dico, quando sei in dubbio, estrai un tunisino. Il punto tunisi, per la sua struttura regolare, riesce a tirare fuori il meglio anche da filati che sono pessimi per l’uncinetto tradizionale.
Come si vede dal campione, il punto tunisi simula una tessitura e fa risaltare al meglio la variegatura di Chunky. Insomma, una combinazione di colori classicamente maschile abbinata a un punto che agli uomini piace, solitamente, tanto, ha dato i migliori risultati nel campione. Trovo Malabrigo Chuny adatto anche alla maglia bassa in costa o mezza maglia alta in costa, due punti che ottimizzano l’elasticità del filato.
Ho lavorato la parte a maglia bassa del campione con l’uncinetto da 8 mm e la parte a uncinetto con un tunisino da 9 mm. Dopo il lavaggio, la parte a maglia bassa, prima compatta, ha guadagnato ben 1 cm in altezza (passando da 8,5 a 9,5 cm), diventando addirittura traforata per lo spazio creatosi tra i punti. La parte lavorata a tunisino, come spesso accade per via della tecnica, non ha subito cambiamenti. Suggerisco quindi di utilizzare un uncinetto più piccolo di quello che ci pare adatto, se vogliamo lavorare Malabrigo Chunky all’uncinetto tradizionale, dal momento che il filo si comporta come una superwash, quando lavato. Il filato infatti presenta, in matassa, una mano piuttosto “saponosa”, tipica di quelle lane che hanno subito un trattamento un po’ troppo aggressivo.

Etichetta di Malabrigo Chunky

Etichetta di Malabrigo Chunky, cliccate sull’immagine per ingrandirla

In generale, data la reputazione che ha la Malabrigo, decisamente mi aspettavo un filato di qualità migliore. Il prezzo è giustificato dal processo di tintura e dall’armonia dei colori, ma non dalla qualità del filato.
Lo trovo adatto ad accessori veloci, per chi ama il look bulky, ma non per borse, guanti e altri oggetti sottoposti a molta frizione. Lo sconsiglio per i maglioni, sia per la poca resa del filo, sia perché, come tutti i filati bulky, infagotta molto, sia per il cedimento del filato dopo il lavaggio.

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L’esperta risponde. Made in Italy?

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I filati 100% italiani di AquiLANA

I filati 100% italiani di AquiLANA

In questo caso la domanda non ha una fonte vera, non c’è una persona specifica che ci abbia chiesto come riconoscere i filati realmente “Made in Italy”, bensì è un tema che è emerso frequentemente in svariate discussioni. L’Italia è infatti in grosso produttore di filati con numerose aziende che tuttavia non usano frequentemente lana italiana.

Sierra andina, un bel filato prodotto in Italia

Sierra andina, un bel filato di Adriafil, prodotto in Italia con fibre internazionali

La legge italiana impone che l’etichettatura “Made in Italy” possa essere usata solo qualora almeno un certo numero di passaggi della lavorazione siano eseguiti in Italia. Il problema è la rilevanza dei passaggi produttivi. Un filato prevede moltissimi passaggi, la fibra deve essere prodotta allevando gli animali o coltivando le piante, quindi deve essere raccolta o tosata (o pettinata), deve essere lavorata per renderla filabile (per esempio la lana deve essere selezionata per qualità, lavata, cardata o pettinata), segue la filatura vera e propria, la tintura, la trasformazione in gomitoli, l’etichettatura e il confezionamento. Alcune di queste procedure influiscono davvero poco sulle carattersitiche del filato (è il caso di etichettatura e confezionamento, per esempio).

Anche Berroco fa produrre molti dei suoi filati in Italia

Anche Berroco fa produrre molti dei suoi filati in Italia

Il tratto comune di questi prodotti è che la fibra di base molto raramente viene dall’Italia. La lana lavorata in Italia è quasi tutta merino che viene da Australia e Nuova Zelanda, paesi che praticano ancora il mulesing (solo alcuni produttori usano lana merino che viene da altre aree come, per esempio, il Sud America, dove il mulesing non è diffusamente praticato), mentre il cotone viene dall’India o dall’Egitto e così via. Questa fibra viene di solito importata dopo i primi passaggi produttivi (quindi anche la selezione e il lavaggio, raramente anche la cardatura o pettinatura), mentre di solito i passaggi più importanti vengono fatti in Italia. Questo vale per quasi tutti i filati italiani, ma anche per molti filati internazionali che sono marchiati “Made in Italy” proprio perché cardati o pettinati, filati, tinti in Italia, anche se magari il confezionamento finale avviene in Inghilterra (per esempio per Rowan) o negli Stati Uniti (è il caso di Cascade).

Se invece siete alla ricerca di filati prodotti da lana italiana, questi sono piuttosto difficili da trovare. Esistono alcune aziende che producono anche la fibra, spesso di buona qualità. La più grande e famosa è Biella the Wool Company che con il suo negozio The WoolBox propone molti filati di lana autoctona. AquiLANA è il marchio creato dall’azienda agricola di Ovidio Damiani e sua moglie Valeria Gallese che hanno scelto di curare la produzione e la trasformazione della lana delle loro pecore in filati (potete contattare Ovidio e Valeriana anche su Facebook). Un altro ottimo esempio è L’Alpacone, un piccolo allevamento di alpaca a carattere familiare: la loro peculiarità è che oltre ad allevare gli animali, L’Alpacone dispone anche di un minimill in grado di curare tutta la produzione del filato, lavorando anche quantità di fibra molto piccole per conto terzi.

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La sciarpa all’uncinetto è rimasta rigida

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Esperta_risponde_sciarpa_uncinetto_rigida

Ho lavorato una sciarpa da uomo ma, per paura che “cedesse” considerata la lunghezza di oltre 2 metri, ho utilizzato un uncinetto di una misura inferiore (e ho eseguito il lavoro partendo dalla lunghezza, quindi montando oltre 2 metri di catenella). Adesso che è finita è piuttosto rigida e non ha ceduto neanche un po’ (il che normalmente è un buon segno…!), come posso ammorbidirla per evitare di disfarla e iniziarla ex novo?

Io temo, Giorgia, che ci sia pochissimo da fare, però ad occhio, perché non so che filato hai usato, che punto hai usato, se hai lavato la sciarpa: insomma sto volando cieco. Detto questo, analizziamo meglio la questione.

Come tu mi scrivi, hai usato un uncinetto più piccolo di quello che avresti normalmente scelto per ottenere un accessorio morbido con quel filato, quindi la sciarpa resterà più rigida per la maggior tensione della lavorazione.
Mi scrivi anche che hai lavorato la sciarpa per il lungo: di solito la catenella resta piuttosto stretta e dà, diciamo, sostegno al lavoro, quindi l’inizio del lavoro tende a non cedere (per ovviare a questo inconveniente, di solito infatti si avvia il lavoro con un uncinetto più grande), ne consegue che uno dei due lati lunghi della sciarpa non cederà. Inoltre, i punti come la maglia bassa, per loro natura, tendono a cedere di più nel senso dell’altezza che della larghezza. Quindi la tua sciarpa, eseguita per il lungo, al massimo potrebbe allargarsi, ma non allungarsi (non si allargherà perché la gravità comunque tirerà la sciarpa verso il basso).

Se non hai lavato la sciarpa e la lana è una superwash, ti invito a lavarla a mano mettendola a mollo in un detersivo per la lana e sperare che si comporti come tutte le lane superwash, cioè faccia ingrandire le dimensioni del lavoro. Se la sciarpa è in acrilico, puoi provare a uccidere l’acrilico durante la messa in forma, come spiegato qui. Se è di cotone mercerizzato, la vedo tanto, tanto, ma tanto male, e l’unica soluzione possibile è provare a sbatterla sugli scogli come un polpo. Facci sapere come è finita!

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Il set di ferri Chiaogoo

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Il set completo small + large di ChiaoGoo

Il set completo small + large di ChiaoGoo

Ultimi arrivati sul mercato italiano sono i kit di ferri componibili di Chiaogoo. Prodotti in Cina come Hiya Hiya, anche questi ferri sono disponibili in varie combinazioni. I kit possono comprendere solo le punte più piccole (2,75-5), solo le punte più grandi (5,50-10) o entrambe le misure, le punte sono disponibili nei formati da 5 e da 4 pollici e in due materiali, bambù e acciaio. Le punte in acciaio sono chiamate “Twist Lace o “Red Lace” sia per le punte molto affilate (ma meno delle punte Hiya Hiya Sharp), sia per via del caratteristico cavo che compendia il kit, in acciaio ricoperto da uno strato di plastica rossa. Praticamente indistruttibili, questi cavi sono però nettamente più rigidi (quindi inadatti per lavorazioni in magic loop) e pesanti di quelli in nylon forniti con i kit in bambù (e comunque acquistabili a parte). Il kit completo include due serie di cavi con attacchi grandi e piccoli.

La custodia del kit

La custodia del kit

Ritenuti un corrispettivo di Hiya Hiya, in realtà i ferri Chiaogoo mostrano rilevanti differenze a un’analisi più approfondita. A parte quanto già detto, Chiaogoo non ha le caratteristiche punte che ruotano liberamente sul cavo, nei kit con punte da 5″ non è prevista l’opzione da 40-45 cm (si parte quandi da un ferro di circa 60 cm), il meccanismo di blocco delle punte è a chiave (come per KnitPro) e non con “presina” in gomma e la vite (dotata dello stesso passo delle viti Hiya Hiya) è nettamente più corta. Quest’ultimo elemento significa essenzialmente che le punte Hiya Hiya non possono essere montate sui cavi Chiaogoo ma che, per contro, le punte Chiaogoo possono essere montate sui cavi Hiya Hiya; tuttavia significa anche che con una vita più corta il ferro Chiaogoo ha una probabilità nettamente più alta di svitarsi e far cadere le maglie.

Il kit con tutti gli accessori compresi

Il kit con tutti gli accessori compresi

Chiaogoo restano comunque ferri di ottima qualità con una bellissima scorrevolezza delle punte, ottimamente rifinite. La confezione è molto bella e rende davvero facile tenere tutti i materiali organizzati. Le tasche delle punte sono infatti marcate per misura (e sono presenti anche le taschine per le punte non acquistate, in modo da rendere facile integrare il kit). Acqusitando il kit, oltre a cavi e punte, si ricevono anche una serie di extra quali una piccola bustina di marcapunti e un centimetro che fa anche da dima per la misurazione delle punte. I Kit Chiaogoo costano circa 70 euro per i kit parziali e fino a 123 per il kit completo.

Ringraziamo Unfilodi che ci ha prestato i materiali che ci hanno permesso di fare questa recensione.

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Dizionari dei punti: perché sì

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Foto da Blueprint Crochet di Robyn Chachula

Foto da Blueprint Crochet di Robyn Chachula, edito da Interweave Press

Partiamo da un presupposto: a molte persone piace seguire passo passo modelli già disegnati, quindi acquisteranno e scaricheranno principalmente modelli. Alcuni modelli a pagamento, in realtà, però, soprattutto di sciarpe e colli, non fanno altri che riportare punti tradizionali presenti in molti dizionari dei punti. Comprare questo genere di modelli è, quindi, un po’ come comprare un modello di collo a maglia legaccio.
Per questo, tenere a portata di mano uno o più dizionari dei punti, meglio se sia con spiegazioni scritte che con schemi, è sempre utile. Senza doverci improvvisare designer, cosa che richiede lavorare su multipli e sottomultipli dei vari punti, sommare e sottrarre e valutare se un punto è adatto o meno a sopportare il peso di un capo senza deformarsi e così via, quando vogliamo fare una sciarpa, scegliamo un bel punto da un dizionario e utilizziamolo.
Per fare dei guantini senza dita estremamente semplici, facciamo 2 rettangoli utilizzando un punto a piacere e aggiungendo 2 punti di margine per la cucitura.

Consultiamo pure Knit square di Do knit yourself, edito da De Agostini: presenta accessori e capi semplicissimi realizzati assemblando quadrati (che avremo realizzato con punti scelti dal vostro dizionario).
Suggerisco l’uso di dizionari dei punti che presentino sia istruzioni scritte con abbreviazioni standard che grafici, perché chi non ha molta familiarità con uno dei due tipi di istruzioni possa apprendere il linguaggio che non conosce. Senza contare che, qualora abbiamo un dubbio mentre seguiamo un tipo di istruzioni, possiamo chiarircelo consultandone l’altro tipo.
Familiarizzarci con il linguaggio dei simboli ci permetterà, inoltre, di eseguire con poca fatica modelli giapponesi o russi, che sono in larghissima parte spiegati con grafici e modelli in altre lingue che non conosciamo, purché accompagnati da simboli. In americano, ad esempio, posso consigliare la serie Blueprint Crochet, di Robyn Chachula. Molti dei suoi modelli hanno una vestibilità che io trovo discutibile e lavora un po’ troppo con le piastrelle (cosa che, appunto, non favorisce poi così tanto la vestibilità di un capo), ma per chi ama i granny square o sta bene con capi non sagomati e si trova bene coi simboli, le sue raccolte di modelli possono essere interessanti. La rivista russa “Mod” presenta modelli molto originali spiegati in larga parte con schemi grafici. Inoltre, propone una interpretazione a colori e molto interessante delle reti e dei motivi del pizzo irlandese. In italiano, sempre per chi ama le piastrelle, si trova, ad esempio, 500 moduli a uncinetto, edito da Il Castello.

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L’esperta risponde: i ferri in aereo

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Cabina d'aereo

Cabina d’aereo: è possibile portarsi il lavoro a maglia in volo?

Laura ci ha chiesto sulla nostra pagina Facebook: «Viaggio in aereo: è un problema portare i ferri diritti (quelli classici per intenderci) nel bagaglio a mano o me li bloccano ai controlli di sicurezza? Oppure è meglio che parta con i ferri circolari? Grazie mille».

Pericolosissimi uncinetti, possono essere usati come armi letali...

Pericolosissimi uncinetti, possono essere usati come armi letali…

Subito dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 gli USA prima e in seguito tutti i paesi del mondo hanno iniziato a porre dei limiti su quanto potesse e possa essere trasportato in cabina. Assieme a bottigliette d’acqua e cosmetici, a farne le spese sono stati anche i ferri da maglia e gli uncinetti in quanto “oggetti appuntiti o affilati”. Noi ci siamo sempre immaginate uno scenario in cui delle temibili attentatrici suicide si mettevano a minacciare il personale di bordo di morte puntandogli gli uncinetti contro le narici e affermando di voler affondare l’orribile arma fin nel cervello e quindi di estrarne parti con l’estremità ricurva (o usando i circolari come garrota). Ma resta il fatto che portare ferri in aereo era proibito.

Eleanor Roosevelt lavora a maglia in volo, foto ©Life Magazine

Eleanor Roosevelt lavora a maglia in volo, foto ©Life Magazine

Da qualche anno tuttavia, le autorità USA hanno rimosso l’embargo sui ferri da maglia e gli uncinetti a bordo, quindi almeno negli USA dovrebbe essere sicuro portare con sé in ferri in cabina, e questo fatto dovrebbe trascinare con sé tutte le autorità di volo (come l’italiana ENAC) e le compagnie. Ma già da prima il problema non erano tanto i documenti ufficiali quanto il livello di allarme (i livelli di allarme e quindi il rigore dei controlli variano di giorno in giorno), le pratiche correnti dei singoli paesi, delle singole linee e dei singoli aeroporti (talvolta perfino del singolo responsabile che eseguiva i controlli). Alcune compagnie aeree proibiscono espressamente il trasporto dei ferri nel bagaglio a mano, e non viene specificato se questi ferri siano dritti o circolari. Per questo continuiamo a pensare che, per evitare di avere problemi, è meglio seguire alcune semplici regole.

Tagliafili di sicurezza Clover

Tagliafili di sicurezza Clover

Portate con voi lavori a maglia da eseguirsi sui ferri circolari, usando ferri circolari componibili, o lavori all’uncinetto. Al momento di imbarcarvi, staccate le punte dal ferro, lasciando il lavoro sul cavo chiuso da due terminatori, o sfilate l’uncinetto mettendo il lavoro in sicurezza, quindi riponete le punte dei ferri o l’uncinetto nell’astuccio delle penne. Una volta a bordo potrete estrarre nuovamente ferri e uncinetti e proseguire il lavoro. Optate comunque, se possibile, per ferri e uncinetti in materiale non metalico, quindi in legno, bambù, plastica o materiale sintetico. Qualsaisi ferro o uncinetto è comunque trasportabile nel bagaglio stivato, quindi considerate l’opzione di passare il volo leggendo anziché lavorando a maglia. Infine, restano proibiti gli oggetti taglienti, quindi niente forbicine in cabina; i tagliafilo di sicurezza come quello a pendente di Clover qui accanto o quelli di Hiya Hiya sono di norma accettati.

Detto ciò, portate sempre con voi, nel bagaglio a mano, ferri e uncinetti che non vi spiacerebbe perdere, qualora l’addetto alla sicurezza vi imponga di non portarli.

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Recensione. Peppino, la pura lana da calzini

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Il campione di Peppino

Il campione di Peppino

Richard Devrieze ha iniziato 25 anni fa a sperimentare con la filatura della lana (da velli acquistati in tutto il mondo così come dalle pecore merino acquistate assieme al suo compagno), la tessitura e, una decina di anni fa, la tintura. Ha fatto parte del team di Koigu e ora ha lanciato la sua linea di filati. Questa “Peppino” prende il nome proprio dal primo ariete di razza merino del gregge.

La matassina di Peppino

La matassina di Peppino

Il filato ricorda fortemente Koigu KPPPM sia nella distribuzione del colore sia nella consistenza, la differenza principale tra Peppino e KPPPM è che quest’ultima presenta una struttura a corallina a tre capi, mentre Peppino è una corallina a due capi. Questo rende il filato ancora più sottile e adatto alla sua vocazione principale, cioè la realizzazione di calze. In questo Peppino è un filato abbastanza unico perché è un filato per calze ma in lana 100%. Come è possibile questo? Fondamentalmente grazie alle caratteristiche di questo filato: alla torsione particolarmente accentuata che non solo dà alla lana un’eccezionale elasticità (adatta alle sollecitazioni che subisce una calza durante la camminata), ma anche una maggiore protezione delle singole fibre che restano meno esposte e quindi più durano più a lungo. Inoltre, sia la fibra scelta (una merino di altissima qualità) sia la torsione, sia la grande secchezza del filo rendono praticamente impossibile infeltrire Peppino. Un ultimo vantaggio della struttura di Peppino, infine, è che il filato privo di peluria diventa la tavolozza ideale su cui disporre il colore, tanto che una volta lavorata Peppino assume un aspetto lucido in cui i singoli colori risaltano come gemme e metalli preziosi (mai nome fu più azzeccato di questo per un colore: “Treasure trove”, caccia al tesoro).

Un esempio di Peppino "monocroma"

Un esempio di Peppino “monocroma”

Ho lavorato Peppino con ferri 2,75 (in fascetta) ottenendo la tensione di 28 m = 10 cm indicata in fascetta. Al campione Peppino si mostra un filato molto docile, adatto a essere lavorato con una grande varietà di punti. Questo sfumato sui toni del rame, del bronzo e dell’oro, delicatamente spruzzato di acquamarina, mostra di poter reggere anche i traforati (purché non eccessivamente intricati) senza nasconderne il motivo. La prestazione forse migliore la dà sulle coste, che restano eccezionalmente rigonfie ed elastiche. Purtroppo, invece, la prestazione del filato non è lusinghiera sulle trecce, in cui il colore nasconde il motivo, peraltro perfettamente delineato nel filato in quanto tale. Per questo mi azzardo a dire che per chi volesse usare Peppino per realizzare un accessorio a trecce può tranquillamente farlo optando per le versioni a tinta unita o con colorazioni meno pervasive.

La fascetta di Peppino

La fascetta di Peppino (Clicca per leggere)

Peppino è venduta a 17 euro per matassa da 65 grammi e 225 metri, un prezzo importante ma non eccessivo considerando le caratteristiche del filato. Una matassina è sufficiente a realizzare un accessorio o un paio di calzine corte da donna, due matasse permettono di realizzare delle calze abbastanza alte al polpaccio per il piede maschile. Peppino è stata usata da Emma Fassio per disegnare il suo scialle Over the Rainbow, ma è stata usata anche per lo scialle Daybreak di Stephen West e per queste deliziose pantofoline di ChurchMouse.

Ringraziamo Unfilodi.com che ci ha donato il filato necessario a questa recensione.

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Modello: Pineapples for everyone

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Pineapples for everyone. Foto: Matthew Champagne, modello di Marie Segares

Pineapples for everyone. Foto: Matthew Champagne, modello di Marie Segares

Marie è stata così gentile da permetterci di tradurre il suo scialle, già pubblicato in inglese su Crochetvolution. Io ne ho fatta una versione in mohair e perline. Trovate gli altri modelli di Marie sulla sua pagina Ravelry.

Pineapples for everyone

Di Marie Segares

 Mi piace il motivo ananas. Durante le feste, mi piace eseguire versioni personalizzate dello stesso modello per molte delle persone sulla mia lista dei regali. Per me diventa facile ricordare il modello e posso anche creare qualcosa di speciale ed unico per tutti. Pineapples for everyone è la ricetta di uno scialle che vi permetterà di eseguire uno scialle personalizzato per molte delle donne e delle ragazze sulla vostra lista delle festività. Per allungare lo scialle, basterà aumentare il numero delle ripetizioni del motivo. Il motivo è adatto a filati sottili o grossi. Per il campione in foto, ho usato una lana fiammata eco-friendly, per aggiungere texture al regalo per un’amica attenta all’ambiente.

Livello: Intermedio

Dimensioni: personalizzabili, lo scialle in foto è di 114 x 61 cm.

Materiali:

Galler Yarns Inca Eco [100% cotone bio; 128 m per 100 g]; colore: lavanda; 3 matasse;

uncinetto: 6 mm;

ago da lana;

marcapunti (facoltativo).

Tensione: 5 righe del modello = 10 cm. Ottenere la corretta tensione non è essenziale per questo progetto.

Abbreviazioni

arc: archetto; cat: catenella; ma: maglia alta; mb: maglia bassa; mbss: maglia bassissima; r: riga; rip: ripetete; succ: successivo; v: volta/e.

Punti speciali

3 ma ins: 3 maglie alte insieme (diminuzione) = *gettate il filo, inserite l’uncinetto nel punto succ, gettate il filo ed estraete un asola, gettate il filo e chiudete 2 asole sull’uncinetto*; rip da * a * 2 volte, gettate il filo e chiudete le 4 asole sull’uncinetto.

Ventaglietto = (3 ma, 3 cat, 3 ma).

Nota: eseguite i ventaglietti nell’archetto di 3 cat del ventaglietto sottostante, mai nelle maglie alte.

Istruzioni

Eseguite 4 cat e unite la prima con l’ultima con una mbss.

  • 1 r: Eseguite, nel cerchio formato da 4 cat, 3 cat (sostituiscono la prima ma in ogni r), 1 cat, 3 ma, 3 cat, 3 ma, 1 cat, 1 ma.
  • 2 r: Girate. 3 cat, *1 cat, 3 ma nell’arc di 1 cat succ, 1 cat*, saltate 3 ma, 1 ventaglietto nell’arc di 3 cat, saltate 3 ma; rip da * a * 1 v, 1 ma nell’ultima delle 3 cat iniziali. Facoltativo: inserite un marcapunti nell’arc di 3 cat al centro del ventaglietto e spostatelo a ogni r succ.
  • 3 r: Girate. 3 cat, *3 cat, 2 ma nella ma succ, 1 ma nella ma succ, 2 ma nella ma succ, 3 cat*, saltate 3 ma, 1 ventaglietto nell’arc di 3 cat, saltate 3 ma; rip da * a * 1 v, 1 ma nell’ultima delle 3 cat iniziali.
  • 4 r: Girate. 3 cat, *3 cat, 1 ma in ciascuna delle 2 ma succ, 2 ma nella ma succ, 1 ma in ciascuna delle 2 ma succ, 3 cat*, saltate 3 ma, 1 ventaglietto nell’arc di 3 cat, saltate 3 ma; rip da * a * 1 v, 1 ma nell’ultima delle 3 cat iniziali.
  • 5 r: Girate. 3 cat, *3 cat, (1 ma nella ma succ, 1 cat) 5 v, 1 ma nella ma succ, 3 cat*, saltate 3 ma, 1 ventaglietto nell’arc di 3 cat, saltate 3 ma; rip da * a * 1 v, 1 ma nell’ultima delle 3 cat iniziali.
  • 6 r: Girate. 3 cat, *3 cat, (1 ma nella ma succ, 2 cat) 5 v, 1 ma nella ma succ, 3 cat*, 2 cat, saltate 3 ma, 1 ventaglietto nell’arc di 3 cat, saltate 3 ma, 2 cat; rip da * a * 1 v, 1 ma nell’ultima delle 3 cat iniziali.
  • 7 r: Girate. 3 cat, *5 cat, (3 ma nell’arc di 2 cat succ) 5 v, 5 cat*, saltate 3 ma, 1 ventaglietto nell’arc di 3 cat, saltate 3 ma; rip da * a * 1 v, 1 ma nell’ultima delle 3 cat iniziali.
  • 8 r: Girate. 3 cat, *3 cat, 3 ma nell’arc di 5 cat, 3 cat, (3 ma ins nelle 3 ma succ, 4 cat) 4 v, 3 ma ins nelle 3 ma succ, 3 cat, 3 ma nell’arc di 5 cat succ, 3 cat*, saltate 3 ma, 1 ventaglietto nell’arc di 3 cat, saltate 3 ma; rip da * a * 1 v, 1 ma nell’ultima delle 3 cat iniziali.
  • 9 r: Girate. 3 cat, *3 cat, (2 ma nella ma succ, 1 ma nella ma succ, 2 ma nella ma succ) nel gruppo succ di 3 ma, 3 cat**, 1 mb nell’arc di 3 cat succ, 2 cat, (1 mb nell’arc di 4 cat tra le 2 dim, 2 cat) 4 v, 1 mb nell’arc di 3 cat succ*; rip da * a *, terminando l’ultima ripetizione prima del ventaglietto centrale a **, saltate 3 ma, 1 ventaglietto nell’arc di 3 cat, saltate 3 ma; rip da * a * fino alla fine della r, terminando l’ultima ripetizione a **, 1 ma nell’ultima delle 3 cat iniziali.
  • 10 r: Girate. 3 cat, *3 cat, 1 ma nelle 2 ma succ, 2 ma nella ma succ, 1 ma nelle 2 ma succ, 3 cat**, (1 mb nell’arc di 2 cat succ, 2 cat) 4 v, 1 mb nell’arc di 2 cat succ*; rip da * a *, terminando l’ultima ripetizione prima del ventaglietto centrale a **, saltate 3 ma, 1 ventaglietto nell’arc di 3 cat, saltate 3 ma; rip da * a * fino alla fine della r, terminando l’ultima ripetizione a **, 1 ma nell’ultima delle 3 cat iniziali.
  • 11 r: Girate. 3 cat, *3 cat, (1 ma nella ma succ, 1 cat) 5 v, 1 ma nella ma succ, 3 cat**, (1 mb nell’arc di 2 cat succ, 2 cat) 3 v, 1 mb nell’arc di 2 cat succ*; rip da * a *, terminando l’ultima ripetizione prima del ventaglietto centrale a **, saltate 3 ma, 1 ventaglietto nell’arc di 3 cat, saltate 3 ma; rip da * a * fino alla fine della r, terminando l’ultima ripetizione a **, 1 ma nell’ultima delle 3 cat iniziali.
  • 12 r: Girate. 3 cat, *3 cat, (1 ma nella ma succ, 2 cat) 5 v, 1 ma nella ma succ, 3 cat**, (1 mb nell’arc di 2 cat succ, 2 cat) 2 v, 1 mb nell’arc di 2 cat succ*; rip da * a *, terminando l’ultima ripetizione prima del ventaglietto centrale a **, saltate 3 ma, 1 ventaglietto nell’arc di 3 cat, saltate 3 ma; rip da * a * fino alla fine della r, terminando l’ultima ripetizione a **, 1 ma nell’ultima delle 3 cat iniziali.
  • 13 r: Girate. 5 cat, *3 cat, (3 ma nell’arc di 2 cat tra le 2 ma succ) 5 v, 3 cat**, 1 mb nell’arc di 2 cat succ, 2 cat, 1 mb nell’arc di 2 cat succ*; rip da * a *, terminando l’ultima ripetizione prima del ventaglietto centrale a **, 2 cat, saltate 3 ma, 1 ventaglietto nell’arc di 3 cat, saltate 3 ma, 2 cat; rip da * a * fino alla fine della r, terminando l’ultima ripetizione a **, 2 cat, 1 ma nell’ultima delle 3 cat iniziali.
  • 14 r: Girate. 6 cat, +3 ma nell’arc di 5 cat+ *3 cat, (3 ma ins nelle 3 ma succ, 4 cat) 4 v, 3 ma ins nelle 3 ma succ, 3 cat**, 3 ma nell’arc di 2 cat tra 2 mb*; rip da * a *, terminando l’ultima ripetizione prima del ventaglietto centrale a **, rip da + a + una volta, saltate 3 ma, 1 ventaglietto nell’arc di 3 cat, saltate 3 ma, rip da + a + 1 volta; rip da * a * fino alla fine della r, terminando l’ultima ripetizione a **, rip da + a + 1 volta, 3 cat, 1 ma nell’ultima delle 3 cat iniziali.

Rip le righe 9-14 fino a raggiungere la lunghezza desiderata, terminando con una r 12.

Bordo

1 r: girate il lavoro e lavorate su quello che sarà il lato orizzontale dello scialle: 1 cat, 2 mb in ogni cat di giro e arc di 3 cat fino al ventaglietto centrale, 1 mb al centro del ventaglietto, 2 mb in ogni cat di giro e arc di 3 cat, fino al termine della r. Spezzate il filo.

Finiture

Nascondete le code con l’ago da lana, bloccate per aprire il pizzo, se volete.

 

Foto Matthew Champagne

Foto Matthew Champagne, modello di Marie Segares

La designer

Marie Segares, proprietaria di Underground Crafter, lavora all’uncinetto da 27 anni. Di recente ha iniziato a lavorare a maglia, dopo averla temuta dall’infanzia, e ora lavora felicemente a maglia e all’uncinetto. Marie insegna maglia e uncinetto a New York e durante le fiere locali. I suoi modelli sono stati pubblicati da KnitCircus, Crochet World, e Inside Crochet. Potete leggerla all’Underground Crafter Blog. Se avete problemi coi suoi modelli, contattatela a marie@undergroundcrafter.com

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Alle Olimpiadi coll’uncinetto: Jamie Anderson

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Una foto di Jamie Anderson, dal suo sito

Una foto di Jamie Anderson, dal suo sito

Tra molte polemiche, si avvicinano le Olimpiadi invernali, che si terranno dal 7 al 23 Febbraio a Sochi, in Russia.
La californiana Jamie Anderson parteciperà come snowboarder, portando con se i suoi uncinetti. Dopo aver imparato da una delle sue numerose sorelle a fare l’uncinetto verso gli undici anni, ha proseguito a praticarlo, sia pure in maniera hobbistica, per rilassarsi tra una gara e un evento. Lavora soprattutto cappelli e sciarpe, probabilmente per coprirsi bene durante gli allenamenti, anche se molti degli accessori che realizza li regala poi ai suoi cari. Quello che davvero ci piace di Jamie è che le interessa fare l’uncinetto in modo eco-sostenibile. Per cominciare, ad esempio, non usa l’acrilico nei suoi lavori, ma l’alpaca, e incoraggia chi fa l’uncinetto a usare lana e cotone eco sostenibili, e a vivere con un approccio “green”.
Oltre che nelle gare delle Olimpiadi, potete seguire Jamie sul suo sito e leggere un’intervista che ha rilasciato sull’ultimo numero (Winter 2014) di Interweave Crochet, che è anche una bella pubblicazione; se non conoscete la rivista, vi consiglio di consultarne almeno un numero o due.

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La maglia nel Piatto, una giornata di corsi

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La maglia nel Piatto Day

La maglia nel Piatto Day

Il 22 febbraio 2014 si terrà a Piatto (BI) la prima edizione de “La maglia nel Piatto day”, una piccola (per ora) kermesse dedicata alla maglia e organizzata da Natasha Sartini e Annalisa Dione. La giornata, ospitata nelle sale del comune di Piatto in via via Fretta 1, inizierà alle 9,30 con i corsi di “Lace Experience, lo scialle triangolare” (tenuto da Natasha Sartini) e “Finiamola! Cucire e rifinire la maglia” (di Annalisa Dione). Dopo il pranzo sarà il turno di Alice Twain che presenterà la sua conferenza su “Fibre, ambiente e diritti”. Per tutta la gironata sarà inoltre presente il tintore Elbert Espeleta con i suoi filati.

La locandina con il programma

La locandina con il programma

Chi fosse interessato a partecipare può trovare ulteriori informazioni (su costi, modalità d’iscrizione e come arrivare a Piatto), oltre che nella locandina qui accanto (cliccate per vederla a piena misura) anche contattando Natasha Sartini via mail o chiamando il 328.5850513 in orario di lavoro. I corsi sono a numero chiuso e richiedono prenotazione mentre la conferenza è a ingresso libero.

Questa prima edizione è sicuramente un esperimento interessante nel panorama italiano, noi di Maglia-Uncinetto.it speriamo che sia solo l’apripista di molti eventi simili sia a Piatto che altrove in Italia.

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MODELLO. Berretto Muckle Flugga di Maria Modeo

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La versione in bianco e nero di Muckle Flugga

La versione in bianco e nero di Muckle Flugga

Muckle Flugga in lana Shetland

Muckle Flugga in lana Shetland

Scrive Maria “Muckle Flugga è un piccolo isolotto roccioso dell’arcipelago delle Isole Shetland situato tra Unst e Out Stack, in Scozia (Regno Unito). Ospita un faro del 1855 e mi ha colpito vederne alcune splendide foto”. Da questa ispirazione è nato Muckle Flugga, un berretto-basco dalla sagomatura accennata e con un elegante cambio di colore. Il cappello è lavorato circolarmente bottom-up con un filato Shetland e il gioco dei colori appena accennato è perfetto per chi non sa ancora come ben comportarsi con le lavorazioni stranded ma ne desidera assaggiare un bocconcino.

La versione di danibi in Holst Garn Supersoft

La versione di danibi in Holst Garn Supersoft

Muckle Flugga necessità di solo 50 grammi di lana shetland in due colori (o di un quantitativo equivalente di Plotulopi, di Holst Garn o di Kauni 8/2), di un ferro circolare da 40 cm e di un gioco di ferri. Molte lavorazioni diverse rendono questo cappello divertente e variato da lavorare senza renderlo disordinato, anzi mantenendolo in un perfetto equilibrio di gusto ed eleganza.

Muckle Flugga è disponibile sulla pagina Ravelry di Maria Modeo a 2,50 euro.

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E le maniche come le faccio?

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Esempio di lavorazione con gioco

Esempio di lavorazione con gioco (vedi in fondo all’articolo)

Per chi lavora maglioni in un solo pezzo i problemi arrivano quando ci sono da lavorare le maniche. Il busto del maglione e il collo sono infatti facili da lavorare con i ferri circolari (da 80 per il busto, da 60 per lo sprone e da 40 per il collo), ma con il ferro da 40 non è possibile realizzare la manica intera; solo per le taglie maggiori (o se si vogliono maniche spaziose) è possibile usare questo ferro per la parte superiore della manica, ma non per il polso. (Ricordo che sui ferri circolari si lavora una circonferenza che non supera la lunghezza totale del ferro.) Per lavorare le maniche o per eseguire la sommità di un cappello, un paio di calze, un cappello per neonato o un paio di guanti è possibile usare altri strumenti. Vediamoli.

Circolare da 23 cm

Circolare da 23 cm, intuitivo ma difficile da maneggiare

1. I minicircolari. Sono apparsi negli ultimi anni, ne esistono da 30, da 23 e da 20 cm. Non richiedono abilità o conoscenze particolari per chi già lavora con i ferri circolari. Le punte di questi circolari sono estremamente corte, quindi non facili da impugnare, chi lavora stringendo il ferro solo tra le dita riesce a usarli, per gli altri (anche se non hanno mani grandi) il loro uso è molto difficoltoso. Per lo stesso motivo, questi ferri possono essere prodotti solo per calibri piccoli.

Schema della lavorazione magic loop

Schema della lavorazione magic loop

2. Il magic loop. Si esegue con un ferro circolare di ottima qualità, con cavo flessibile e con una lunghezza non inferiore agli 80 cm. Le maglie vengono avviate sul ferro, quindi divise in due gruppi: quello in lavorazione sulle punte e l’altro sul cavo; ai due lati delle maglie il ferro si estende in due lunghi occhielli a “elicottero”. Di non facilissima esecuzione, il magic loop non richiede l’acquisto di materiale extra e permette di eseguire le due maniche (o due calzini ecc.) contemporaneamente. Alla giuntura tra i due gruppi di maniche si potranno formare delle scalette. Una variante è il travelling loop che evita la formazione delle scalette ma che può dare problemi con i punti complessi.

2b. Il “travelling” magic loop. È una variazione del metodo precedente. Si avvia alla stessa maniera, ma in seguito si lavora con un solo lungo occhiello di cavo che viene mano a mano spostato durante la lavorazione. Questo evita la formazione di scalette e rende il lavoro un po’ più spedito, ma è un metodo che risulta impossibile da eseguire per le circonferenze davvero molto piccole e l’uso di marcapunti. Per capirlo meglio, questo video di Emma Fassio è chiaro e comprensibile.

Manica in lavorazione con due circolari

Manica in lavorazione con due circolari

3. I due circolari. È il meno noto di questi metodi ma uno dei più comodi da usare. Anche in questo caso le maglie vengono divise in due gruppi, montati ognuno su un diverso circolare. Le maglie montate sul primo circolare verranno lavorate con entrambe le punte di questo circolare e quelle montate sul secondo circolare verranno lavorate con il secondo circolare. A ogni mezzo giro eseguito, il lavoro si volta per lavorare l’altro lato. Si consiglia di usare circolari diversi per distinguerli più facilmente, per esempio usando cavi di lunghezza diversa. Chi ha un kit intercambiabile può montare a un’estremità del ferro la punta del lavoro e all’altra una punta leggermente più sottile. Le maglie dovranno scendere dalla punta più piccola e essere lavorate con la punta più grande. Anche qui possono restare scalette alla giuntura.

4. Il gioco di ferri. Si tratta del metodo più antico per lavorare a maglia: molto prima che venissero inventati i ferri dritti i capi venivano infatti realizzati sempre senza cuciture con questo strumento. Il gioco intimorisce molti per l’idea di maneggiare almeno quattro ferri contemporaneamente, in realtà la lavorazione avviene su due ferri, con gli altri che servono soltanto per reggere le maglie (un po’ come se se fossero il cavo del circolare). Per chi non riesce a lavorare senza mettere il ferro sotto al braccio invece, il gioco con ferri lunghi 40 cm può essere ottimo per lavorare maglioni e capi di grandi dimensioni. Il gioco presenta un rischio abbastanza forte di produrre scalette, che però tendenzialmente restano meno evidenti di quelle prodotte con il magic loop. Sfruttando le giunture tra i ferri è possibile eliminare completamente o quasi l’uso di marcapunti.

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Lopi: lana dal grande freddo

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Due gomitoli di Léttlopi

Due gomitoli di Léttlopi

Lopi in islandense significa semplicemente lana e questa Léttlopi prodotta da Istex è semplicemente lana. Tutta la lana, perché nella produzione della lopi vengono processati insieme sia il sottovello, più morbido e caldo, che i peli di guardia, nelle pecore islandesi meno ispidi e grossi che in altre razze, che danno alla lopi la caratteristica resistenza al vento e alla pioggia. La lopi islandese può venire processata in diverse maniere, dal semplice nastro di lana non filata (la Plotulopi venduta in “pizze”, delicatissima da lavorare ma resistente e stupenda una volta lavorata), a questa Léttlopi (e a diversi altri pesi di lana pura), a una versione mescolata con una piccola quantità di fibra sintetica che aggiunge alla lopi la reistenza necessaria per le calze. Léttlopi, in particolare, è il filato specifico per la lavorazione dei maglioni Lopapeysa, con il caratteristico sprone multicolore.

Il campione di Léttlopi

Il campione di Léttlopi

Léttlopi è un filato leggero e voluminoso ottenuto dando una torsione molto leggera a un sottile nastro di lana cardata. Il risultato è un filato dall’aspetto fragile, che durante la lavorazione può rompersi con una certa facilità, ma basta accostarne i due capi e “lavorarli” un po’ con le dita facendo aderire le fibre per riunire le due parti. Il filato è un aranweight che può facilmente essere lavorato a una tensione diversa, come se fosse un worsted weight o uno sportweight, tuttavia una lavorazione più morbida permette di ottenere il meglio da questo filato. Lavorata con un ferro da 4,5 mm a 15 m = 10 cm, Léttlopi infatti produce un tessuto corposo e aereo, leggero come peso ma caldissimo. La leggera pelosità del filato rende il punto di lettura non facilissima, ma comunque ben definita nel traforato. Per contro Léttlopi, poco elastica, non ha una buona resa né nelle coste né nella treccia. Lavando il campione in acqua con sapone di Marsiglia, più aggressivo dei normali detergenti per la lana, e senza aggiungere alcun tipo di surfattante, si ottiene un leggero infeltrimento che se da un lato rende Léttlopi impossibile da disfare e recuperare, dall’altro la ammorbidisce considerevolmente. Questo leggero infeltrimento prosegue nei lavaggi successivi rendendo il capo progresivamente sempre più morbido (mentre per esempio la lana merino inizia la sua vita morbidissima ma poi tende a diventare sempre meno morbida con l’uso). Sempre questo infeltrimento rende Léttlopi perfetta per lo steeking, mentre la cartella colori pressoché sterminata facilita la creazione di capi coloratissimi,

La fascetta di Léttlopi

La fascetta di Léttlopi (clicca per leggere i dettagli)

Un filato relativamente poco costoso, Léttlopi si vende a circa 4 euro al gomitolo, Léttlopi è un filato con caratteristiche davvero uniche che potreste amare o odiare ma che dovete comunque provare, preferibilmente sospendendo il giudizio almeno fino al secondo o terzo lavaggio per lasciare che la lana assuma le sue caratteristiche finali.

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Politecnico: aguglieria e maglieria a macchina

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Prototipo di Carole Ursula Marrone, foto di Matteo Bergamini/LabFoto INDACO

Prototipo di Carole Ursula Marrone, foto di Matteo Bergamini/LabFoto INDACO

Noi di maglia-uncinetto siamo contrarie al chiamare i nostri progetti “lavoretti”, pensiamo che il lavoro a maglia non vada sminuito per una radicata visione sessista e misogina che considera i lavori tradizionalmente domestici come sciocchezze da incapaci. Per questo ci piace segnalare il corso Design della maglieria, che il Politecnico di Milano dedica all’aguglieria e alla maglieria a macchina. Un corso indirizzato alla formazione di professioniste/i della maglia, emancipatesi dalla mentalità del “lavoretto” (o che questa mentalità non l’hanno mai avuta) e a trasformare il loro interesse in una fonte di reddito. Il corso base è iniziato da poco, il 10 Febbraio, maggiori informazioni su orari e costi si possono avere a questo link.
Inoltre, è possibile consultare il tumblr dedicato ai risultati ottenuti nelle precedenti edizioni dei corsi, a questo link.

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La bella Nanna di Lane Cardate

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Campioni di Nanna di Lane Cardate. Da sinistra in senso orario: punto operato, maglia bassa, maglia alta

Campioni di Nanna di Lane Cardate. Da sinistra in senso orario: punto operato, maglia bassa, maglia alta

Anche nel caso di Nanna, Lane Cardate ci presenta un prodotto di gran qualità. Gli unici due difetti che riesco a trovare a questo filato sono la leziosità del nome che, agli occhi delle acquirenti, ne potrebbe limitare l’uso a prodotti per neonati e bambini, e il fatto che non sia disponibile in mille milioni di colori. Nanna si presenta in un soffice, arioso e invitante gomitolo, di quelli che non ti fanno impazzire troppo a trovarne il capo interno. Circondato da un alone di leggera peluria, che tuttavia non viene depositata sugli abiti di chi lo lavora, il filato si presenta estremamente ritorto, al punto che è piuttosto difficile separare i trefoli che lo compongono per contarli: questa torsione lo rende magnifico da lavorare per l’uncinetto: dal momento che non si apre affatto. (Inoltre, lo rende immune al pilling.)

Il gomitolo di Nanna

Il gomitolo di Nanna

Il filo ha una consistenza particolare, nel maneggiarlo sembra quasi uno stoppino infeltrito, al contempo soffice (più di Feltrone, che abbiamo recensito, e che dà una sensazione simile), morbido ed elastico. Sulla fascetta è consigliato l’uso di ferri e uncinetto da 3,5mm, ho quindi usato un uncinetto da 4,5 mm per lavorare il campione a maglia bassa  e da 4 mm per i campioni a maglia alta e punto operato. Dopo il lavaggio, i campioni a maglia bassa ed alta si sono leggermente ingranditi, in particolare quello a maglia alta. Il campione a punto operato si è ovviamente allargando con una leggera messa in forma. I punti, per quanto avvolti da un leggero alone, restano comunque definiti. La mano del lavoro rimane, non trovando un termine migliore, “tradizionale”: consistente e robusta.

Fascetta di Nanna

Fascetta di Nanna, cliccate sull’immagine per ingrandirla

Nanna ha una buona resa, è leggero, vaporoso e di ottima qualità, mi sento di consigliarne l’uso per accessori e capi per adulti e bambini, anche se non per neonati, sempre per via della leggera peluria che avvolge il filato. Non lo considero, tuttavia, un filato adatto a realizzare calzini, anche se in fascetta è indicato il quantitativo necessario per eseguirne un paio, forse si può usare per lavorare calze da casa, dal momento che la pura lana manca di quella lieve componente acrilica che rende il filato più resistente.

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NotBoshi: cappellini all’uncinetto unisex gratuiti

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Foto di Liz McQueen del cappellino Brain Waves

Foto di Liz McQueen del cappellino Brain Waves

Continuano ad attirare attenzione i Myboshi, le coloratissime calottine (e non solo) all’uncinetto da realizzare molto velocemente con uncinetti dal 6 in su.
Senza comprare il kit, che contiene dei filati mistolana in colori già abbinati tra loro, possiamo realizzare dei cappellini altrettanto unisex, urban, semplici e veloci, con filati di qualità superiore e in colori da abbinare come preferiamo. Per quanto riguarda i modelli, Ravelry ne è ricco, basta cercare dei cappellini (hat -> beanie, earflap, stocking) e selezionare la lingua, o le lingue, che ci interessano.
Già in italiano (o spiegati coi grafici), troviamo vari modelli. Tra questi, ad esempio, una calottina un po’ floscia; un cappellino col paraorecchi dell’immancabile Drops e una calottina multicolore, con istruzioni grafiche e lavorata a maglie alte in rilievo, per chi volesse cimentarsi con punti un po’ più complessi del solito Infine, come non menzionare i tre cappelli flosci, semplici ma d’effetto, di Airali Handmade.

I tre cappellini di Airali Handmade

I tre cappellini di Airali Handmade

Se vogliamo affrontare l’inglese, il parco delle nostre scelte si allarga molto, ovviamente (circa 607 modelli solo su Ravelry). Ecco un cappello floscio a tinta unita, con solo un semplicissimo motivo a decorarne gli ultimi giri, mentre Brain Waves, una calottina coloratissima con un motivo ad onde si trova qui. Chi vuole cimentarsi con una greca geometrica e col tapestry crochet, troverà qua pane per i suoi denti.

Infine, Schachenmair ha prodotto una serie di modelli ispirati chiaramente allo stile skater (insomma, quello dei Myboshi), che può essere trovata qua.

E ricordatevi che un cappellino a righe è il modo migliore per far fuori gli avanzi di lana!

 

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Abbottonatura da donna o da uomo?

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Timberline ha i bottoni sulla destra e le asole a sinistra

Timberline ha i bottoni sulla destra e le asole a sinistra – ©Jared Flood/Brooklyntweed

Si sa, i capi si possono allacciare “da donna” o “da uomo”. Ma perché nei capi da donna i bottoni si cuciono sul lato sinistro e in quelli da uomo sul lato destro? Fino ai primi del XX secolo le donne che potevano permetterselo si facevano vestire da una cameriera o comunque spesso contavano sul supporto del personale di casa (anche quando non avvano una cameriera personale) o delle altre donne della famiglia. Gli uomini, invece, anche quando porevano permettersi un valletto (l’equivalente del cameriere personale) o un attendente (se erano ufficiali militari) si vestivano da soli, il valletto si limitava a perparare loro gli abiti. Stante che il 90% della popolazione è destrimane (e in quell’epoca i mancini erano comunque educati e costretti a usare la destra), avere il bottone sul lato destro e l’asola sul sinistro è più comodo, quindi i bottoni erano cuciti al davanti destro per gli uomini abituati a vestirsi da sé e al davanti sinistro per le donne, in modo che fossero sulla destra per chi glie li allacciava.

Basta invertire l'abbottonatura di questo cardigan di Yoshiko Hyodo per renderlo da uomo

Basta invertire l’abbottonatura di questo cardigan di Yoshiko Hyodo per renderlo da uomo – ©Hamanaka

Oggi tutti si vestono da soli, quindi sarebbe più logico mettere sempre l’abbottonatura sulla destra. Mettere i bottoni a sinistra per le donne (e le bambine) e a destra per gli uomini (e i bambini) è quindi una questione di abitudine e di tradizione, che nulla ha a che fare con l’effettiva comodità. Molte donne, peraltro, sono così abituate all’abbottonatura sulla sinistra che si trovano più comode così. La scrittrice Yarn Harlot invece sostiene la teoria dell’abbottonatura a destra per tutti e, di conseguenza, mette sempre i bottoni a destra e le asole a sinistra; l’unica eccezione che Yarn Harlot fa sono i capi per bambini: i bambini piccoli devono essere vestiti, quindi i bottoni li mette sempre sulla sinistra. Un’altra eccezione ragionevole è di mettere i bottoni sulla sinistra per i mancini.

Curiosità nella curiosità: in Giappone sua uomini che donne indossano gli abiti tradizionali sovrapponendo il lembo sinistro al destro per allacciarli (con cinture, non bottoni!). L’unica eccezione è costituita da chi proprio non può vestirsi da sé: ai morti gli abiti vengono messi sovrapponendo il lembo destro al sinistro.

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